mercoledì 1 ottobre 2014

Moi, je m'appelle lolita


Bonjour a tout le monde (alla luce del titolo, ho voluto assecondare almeno nell’incipit la vena francofona). Oggi tratterò un tema a me particolarmente a cuore, uno stigma che ahimè affligge larga parte della popolazione femminile, e in parte maschile, mondiale: i tardoni lascivi.
Il tardone lascivo è un comune esemplare virile di mezza età, di norma scapolo (tuttavia “per scelta”. Sì, degli altri), talvolta reduce da un matrimonio spezzato, altre volte ancora incastrato in una relazione “in crisi”, che giunto a tal punto della propria esistenza, ha assurto a un momento epifanico, travolto da un’illuminazione che pare gli abbia mostrato la giusta via da intraprendere per evadere dal consueto tedium vitae. Se taluni si danno allo yoga, al fitness, alla chirurgia estetica o al veganismo, il tardone lascivo continua a dedicarsi a quella che probabilmente è da tempo la sua costante di vita: la fica (perdonate la scurrilità del lessico, ma debbo conformarlo al degrado tematico). Ciò che cambia, tuttavia, è la fascia d’età delle fanciulle detentrici della stessa che ne suscitano l’interesse, ora oscillante tra i 18 e i 29 anni.
Il modus agendi del tardone lascivo è variabile; c’è chi intraprende la propria azione con fare paterno e apprensivo per poi svelare, in graduale progressione, le proprie intenzioni effettive, e chi invece preferisce un approccio più diretto, profondamente convinto che una fanciulla che, per educazione, da la mano sia disposta a dare anche altro nei successivi tre minuti. C’è chi fa perno sulla propria consolidata esperienza, ignorando l’inesorabile evoluzione delle tecniche di rimorchio dagli anni settanta ad oggi, chi sul proprio consolidato patrimonio, ignorando che non sempre aprendo il portafoglio si aprano anche le gambe della diretta interessata, chi sul proprio (presunto) consolidato fascino, ignorando che rispondere ad un saluto non significa “sventrami”. Le sfumature sono molteplici.  Nondimeno la variegata eterogeneità strategica è compensata da una netta comunanza di interessi, convenzionalmente riconducibili ad un unico fine universale: chiavare. 


Ritengo necessario puntualizzare come da sempre nutra un marcato apprezzamento per l’omo maturo, che alle volte preferisco persino ai miei coetanei, ma con esclusivo riferimento a colui che flirta col garbo e la discrezione propri della sua semisecolare età, non a chi che te lo sbatte in faccia senza dignità.
Per qualche ignota ragione, all’incirca dai miei 14 anni, possiedo un’invisibile calamita per uomini che potrebbero essere miei ascendenti e, per qualche altrettanto oscura causa, metà di essi rientra esattamente nella seconda categoria. Potrei scrivere un poema in esametri sui multicromatici tentativi di abbordaggio over 50 di cui sono stata protagonista.
Taluni esordiscono col sempreverde “non ti ho già vista da qualche parte?”. No, pà. Altri con l’altrettanto saldo “non sei italiana, vero?”, spesso seguito da un “aspetta, non me lo dire! Scommetto che sei...”, cimentandosi in un autopromosso indovinello mai conclusosi correttamente. “Giordana? Palestinese? Afghana? Turca? Israeliana?”- no Sherlock, l’unica che non hai menzionato. Alcuni si abbandonano poi ad un improvvisato excursus sulla storia dell’impero persiano, consci della natura afrodisiaca della cultura ma ignari dell’effetto fucila-libido delle osservazioni successive, mentre altri passano direttamente allo step susseguente: “sei fidanzata?”
Non importa quale risposta darete; vi è un piano d’azione specifico per ogni eventualità.
No => “ma come è possibile che una ragazza così bella sia single? Non è che ti piace divertirti, eh?” / ”eh, ma che fanno i tuoi coetanei, dormono se non ti hanno ancora accalappiata!”, manco fossi un akita inu randagio.
=> “e beh, mi pareva ovvio che una ragazza così bella fosse impegnata. Mica dorme la gente” / ”eh, fortunato il tuo ragazzo. E di un po’, ce ne hai solo uno?”. Sai com è, in questa vita ho preferito optare per la monogamia.
A ciascuna ipotesi seguirà il dischiudersi della riflessione principale, a cui mirava l’intera conversazione: “ma sai, i tuoi coetanei non possono capire. Noi uomini siamo sempre un po’ immaturi, sempre un passo indietro rispetto a voi donne, ma con l’età miglioriamo, e solo allora sappiamo capirvi. Poi nessun ventenne o giù di lì saprà mai trattarti come un uomo della mia età; noi siamo galanti, maturi, indipendenti, e soprattutto più esperti, sai, non so se mi spiego...Non sai davvero quello che potrei darti”. No, ma so benissimo quello che potrei dare io a te; una bella ginocchiata sui coglioni.

Nonostante tutto ciò, debbo constatare quanto quella dei tardoni lascivi, per quanto triste, sia comunque una categoria meno penosa rispetto a quella del discotronista menomato, il cui mantra sostanzialmente è “me la da fino a prova contraria”. 
Ma quella, fortunatamente, è un’altra storia.

4 commenti:

  1. Direi che, vista l'Esaustività del quadro antropologico dei Tardoni Lascivi, ed il piccolo assaggio di anticipazione nei toni del Discotronista Menomato, ora si attenderà impazientemente l'analisi sociale di quest'ultimo.... ;-)
    A gran voce:
    《Panem Et SHIR-Censem!!》

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ahahahah, grazie Reb! Ahimè al momento la mia esperienza in relazione ai discotronisti menomati non è sufficientemente ricca ma, non appena lo sarà, provvederò a dovere B)

      Elimina