lunedì 29 settembre 2014

Hello people!



Ladies and gentlemen, buonasera.

Dopo ingenti e continue sollecitazioni, ho finalmente abbracciato la consapevolezza che probabilmente  è giunto per me il momento di creare un blog. Procederò ad una piccola presentazione, per dare modo a chi non dovesse conoscermi di persona e fosse casualmente inciampato qui, di decidere se proseguire o meno la lettura di questo piccolo spazio virtuale.
Il mio nome è Shirin. No, non è un nickname, e no, non si pronuncia Sciairin, Ciri, Cirilla o qualche altro aborto fonetico che talvolta mi tocca sentire. Si pronuncia esattamente come si scrive, bella gente. Take it easy.
Come suggerisce il mio appellativo, ho origini esotiche, persiane per l’esattezza, sebbene nella mia famiglia vi sia anche un quinto di sangue russo, uno turco azero ed un altro mongolo (nota al lettore poco istruito: persiano=iranianoarabo). Come buona parte dei miei connazionali, ho un carnato scuro, una chioma scura (sebbene da qualche tempo sia in procinto di diventare juventina) e due occhi altrettanto scuri, che sovente parlano molto più di quanto non faccia la mia bocca. Con larga parte delle fanciulle mediorientali condivido inoltre le mie forme, ma solo in parte; sapete, Dio era così concentrato nel disegnare il mio fondoschiena, da essersi poi dimenticato delle ghiandole mammarie. Come molti di voi ho ancora due gambe, con cui ogni giorno mi incammino verso i miei obiettivi e che, quando necessario, indirizzo verso gli attributi di chi tenta di impedirmelo, due braccia e due mani, con cui amo dipingere sorrisi sui volti grigi in cui inciampo. Ho infine una testa dura e un cuore che batte più del dovuto, che talvolta soffoca in un corpo tanto umano, e deve riversarsi in qualche maniera. Alle volte lo lascio fluire su tela, altre su un pianoforte, altre ancora sulle note altrui, ma mai scorre tanto soavemente come quando sgorga dalla penna; è di lei (o in sua mancanza, della tastiera), dunque, che mi avvalgo per giungere a voi.
Non narrerò della mia vita privata (dunque, egregi contatti che avete qui fatto ingresso sperando di assurgere alle informazioni che da sempre mi curo di tenere ben lungi dalla vostra portata, potete tornarvene là dove siete spesso esortati a recarvi); desidero piuttosto condividere la mia visione del mondo, i disparati punti di vista da cui mi diverto a osservare lo stesso e i suoi abitanti, di cui talvolta dimentico di essere parte anch’io, e le mie variegate passioni.
Perchè “A tea with black sugar”? L’idea non è di mia appartenenza, dunque ringrazio la buon’anima da cui è sbocciata l’allettante proposta, da me accolta con entusiasmo. Si da il caso che Black Sugar sia da sempre il mio epiteto virtuale, legato in parte al significato del mio nome, che in farsi significa “dolce”, in parte alle tendenze dark del mio ego. Un tè è di norma buona occasione per scambiare due chiacchiere e per rilassarsi un po’; spaziando fra temi di varia natura, mi auguro dunque di addolcire, o perlomeno rendere meno insapori, i vostri minuti di svago via etere.
Spero vi divertiate a passeggiare col mio animo. In caso contrario, potete sempre congedarlo e cambiare direzione.


Cheers.