Signori, ma soprattutto signore, questo è l’intervento che mi tengo
dentro da una vita, ed è dedicato a tutte voi nobili fanciulle che almeno una
volta nella vostra, sentendo un uomo affermare che se avesse avuto le tette,
sarebbe stato tutto il giorno a toccarsele, avete spontaneamente pensato
“anch’io”.
Perchè senzatette si nasce, in casi come i nostri si vive, e normalmente
si prende congedo dall’universo; ciò che desidero fare, in queste righe, è
condividere con le medesime lo stile di vita che da tempo ci accomuna nella
fase intermedia e mostrare al mondo come noi, fedeli membre dell’OIP
(Organizzazione Internazionale del Piattume) esplichiamo lo stesso.
Ma torniamo a noi. Partiamo dal principio: gli anni infantili.
Prima di raggiungere le due cifre, le mie più grandi aspirazioni nella
vita erano tre: diventare Batman, sposare Michael Jackson e avere le tette.
Ogniqualvolta mi accingevo a disegnare un soggetto di sesso femminile, che
usualmente portava un volto molto simile al mio, partivo sempre dalla
scollatura, che mostrava puntualmente una quarta di reggiseno. Inutile narrarvi
come le proporzioni dei miei autoritratti siano sensibilmente mutate, dalla mia
adolescenza in su.
Questi sono gli anni in cui la trasognata speme si dissipa
progressivamente dinanzi all’arido vero. Gli anni in cui la proverbiale
discrezione di molte compagne le spinge continuamente a domandarti negli
spogliatoi “oh, ma a te è venuto il ciclo??”, non essendovi, al di là
dell’altezza e del posteriore, alcuna evidenza sotto la maglietta a
testimoniarlo. Gli anni in cui i parenti giunti in visita dall’estero raccolgono
i pezzi del proprio cuore in frantumi, constatata verbalmente l’evidenza che nelle
dozzine di taglie M acquistate e portateti in dono ci sguazzeresti. “Ma Shirin
joon (termine di cortesia o affettivo, letteralmente “caro/a”, che usualmente
in farsi accompagna un nome proprio), credevo che con la pubertà le avresti
riempite! Non pensavo che non ti sarebbero cresciute le tettine”. Ti voglio
bene anch’io, zia.
Ogni teenager senzatette è stata, almeno una volta, privilegiata
destinataria dei preziosi suggerimenti degli improvvisati dottor Oz della
situazione, custodi di una profonda verità di vita, esclusivamente dispensata a
te, fortunata fanciulla: “ti svelo un segreto, se mangi un po’ di più e metti
su qualche chilo, questi si distribuiranno anche sul seno! Provaci!!” ,
ignorando l’esistenza di un particolare fenomeno chiamato metabolismo veloce,
di cui godono persone come la sottoscritta, che non igrasserebbero sensibilmente
neppure ingerendo un frullato di adipe suino. Che mondo sarebbe senza di voi, sublimi
detentori dell’episteme?
Giungiamo ora alla fase adulta (nel mio caso gioventù adulta), l’era
della consapevolezza.
E’ qui che di norma la popolazione senzatette si scinde in due fazioni:
coloro che optano per il bisturi e coloro che, invece, decidono di farsi amiche
le proprie minute compagne di vita. La g.a.s. (giovane adulta senzatette) che opta
per la seconda posizione è una donna fiera e indipendente, che non scambierebbe
le proprie susine neanche con due meloni aggratis, che conosce e ama il proprio
corpo e che ironizza sullo stesso, senza permettere a nessuno di sminuirlo.
Ricordo che una volta un ragazzo, spesso scosso dall’impellenza di lanciare
la“battuta svolta” del momento, si accostò a me con un sorriso da orecchio a
orecchio gridando, affinchè tutti sentissero: “Oh Shi, perchè te metti il
reggiseno, se poi non c’hai niente da mettece dentro? Ahahahahah”
-“Per la stessa ragione per cui tu indossi le mutande”, risposi
sorridendo io. La folla circostante la prese con una certa ilarità, lui non
particolarmente.
Anche il mondo dello showbiz pullula di fulgidi esempi di g.a.s.; la
divina Natalie Portman, l’algida Diane Kruger, la splendida Sienna Miller, l’adorabile
Emma Watson, solo per citarne alcune, ma soprattutto la sublime Keira
Knightley, prova tangibile del fatto che si può essere all’apice della
figaggine non solo senza tette, ma persino senza culo.
Al di là di tutto ciò, vi è comunque un ricorrente fattore con cui le
giovani senzatette debbono sovente misurare la propria pazienza: i negozi di
intimo. Sì, poichè anche chi non ha il seno ha qualcosa per reggerne i
surrogati, anzi, spesso è proprio questa categoria a svaligiare gli Yamamay o
Intimissimi della città, per una semplice ragione. Vi è un’ampia percentuale di
senzatette che è solita applicare, consapevolmente o meno, quello che amo
chiamare “contrappasso self-made”, filosofia che poggia su un semplice, saldo
postulato: se ho poco seno, voglio tanti reggiseni. Ma a differenza di ciò che
il 90% delle commesse e degli stilisti crede (tu per primo, fottutissimo signor
Tezenis), non tutte le retromarce desiderano ostentare tre taglie in più, un
po’ perchè c’è chi trova poco corretto nei confronti dei giovinuomini
presentarsi come Pamela Anderson, per poi rivelarsi Kate Moss una volta giunti
al dunque, un po’ poichè le stesse preferiscono mostrare una tavola da surf
autentica, piuttosto che due palloni da beach volley in gommapiuma.
Dunque,
dopo aver inutilmente passato in rassegna le copiose prime antiproiettile che
popolano le sezioni dell’edificio ed aver finalmente adocchiato l’unico e
solitario esemplare onesto, la senzatette si reca presso la cassa, ben
consapevole della proposta che la attenderà a breve: “lo vuoi un paio di
pesciolini? Sono solo 3 euro in più, te li metto nella busta?”
- No guardi, può ficcarseli nel...contenitore. Grazie comunque.
- Sicura? Guarda che sono stati creati apposta per chi ha poco seno.
Il cervello invece è stato creato apposta per riflettere prima di aprir
bocca; quello sì che andrebbe messo in vendita, da qualche parte.
- Lo so, ma va bene così, grazie.
- Sicura sicura? Guarda che può farti due seni così!
Nel frattempo tu mi hai fatto due palle così, ergo prima che cadano a
terra e ti mandi in loro compagnia, ti consiglio di battere quel dannato
scontrino.
- La ringrazio signora, ma va bene così.
- Ma...
- Ne ho già due a casa.
Lo spessore di queste minchiate, che spesso l’esasperazione ci conduce
a proferire, è comunque inferiore rispetto a quello dei pesciolini che le
gentili commesse sono sempre pronte a propinarci.
- Aaaah e dillo prima! Guarda, ti lascio anche un buono per uno sconto
del 10% sulle imbottiture per costumi, solo che noi le abbiamo finite. Prova ad
andare all’altra sede.
La mia risposta è di norma un “grazie, arrivederci”, ma spero che un
giorno una mia fedele sorella, dalla pazienza assai più ridotta della mia, vi
indichi espressamente dove dovreste provare ad andare voi.
Ma è bellissimo questo blog! Diventerai la nuova Selvaggia Lucarelli, senza tette però. :*
RispondiEliminanon amo granchè la Lucarelli, comunque grazie mori! :* Senza tette, ma spero con un po' di culo :D
Elimina